venerdì 24 giugno 2011

Stupi-diario

Se cercate sul Dizionario Italiano Devoto Oli la parola stupidario leggerete: “Repertorio di stupidità”.



Se però andate sul Dizionario Italiano Treccani alla stessa parola troverete aggiunta una connotazione più specifica: “Raccolta di stupidaggini dette o fatte da personaggi noti o rappresentativi di una categoria di persone”.


Assumendo questa seconda accezione, vorrei dar vita ad un nostro stupidario, non tanto per bollare di stupidità qualcuno con ingenerosa facilità (a tutti capita di dire stupidaggini, è inutile negarlo!); quanto, piuttosto, per porre in evidenza come una banale stupidaggine, una insulsaggine qualunque, messa in bocca “ad un personaggio noto o rappresentativo di una categoria di persone”, possa diventare una bomba di (talora amara) comicità, soprattutto quando si coniuga con la pomposità dell’enunciato, creando un divertente contrasto fra la sonora stupidità o insulsaggine del contenuto e la solenne contegnosità della forma.


Solo che, essendo, ahimè!, così frequente (direi quotidiana) la diffusione di pompose banalità o addirittura di palesi stupidità (le lofty platitudes, per dirla all’americana, costituiscono ormai gran parte del quotidiano comunicare politico, almeno nel nostro sincopato cicaleccio), proverei a chiamare il nostro stupidario lo “stupi-diario”, dove “stupi” vuole far pensare alla parola stupefacente (aggettivo, nel senso di sbalorditivo), evocando il senso di stupore (“ma davvero ha detto così?”) che talora ci creano le più pompose fra le banalità che udiamo o leggiamo. Del resto stupido e stupore hanno le stesso etimo, lo stupere latino.


Quando ce ne andrà, tenteremo di aggiungere un piccolo commento per dare conto, speriamo sempre divertito, del nostro stupere.


Stupi-diario del 24 giugno 2011


Dal Corriere della sera on line di oggi leggo che il Sindaco della Capitale Alemanno, già Ministro della Repubblica nonché autorevole esponente del partito di maggioranza, avrebbe dichiarato con feroce solennità: “Ribadisco che se qualcuno si azzarda a mettere i caselli sul GRA, andiamo e li sfondiamo!”


Commento: se il bellicoso enunciato fosse arrivato da un qualche estremista di centro sociale, da un capopopolo delle periferie sub-urbane, da un accaldato leghista romano facinoroso o da un sindacalista estremo del sindacato autotrasporatori non ci sarebbe stato di che meravigliarsi; probabilmente l’avrebbero raggiunto i carabinieri e gli avrebbero, magari paternamente, consigliato di non rendersi protagonista di reati né di minacciarli né di istigare altri a commetterne.


Ma così non è stato; chi parlava era il Signor Sindaco di Roma! Il quale anzi, passando bruscamente dalla prima persona singolare del presente del verbo ribadire alla prima plurale del presente del verbo andare e del verbo sfondare ha lasciato intendere di avere già soci per questa materiale ventura, magari pensando alla signora Governatrice del Lazio che, fra una pajata e l’altra con gli esponenti della Lega, aveva anch’essa manifestato bellicosi propositi in relazione al pedaggiamento del GRA, rispolverando un linguaggio da sindacalista estrema quale certamente non è mai stata, e dimentica, insieme al Signor Sindaco, che il famoso pedaggiamento è stato deciso dal Governo di cui entrambi sono sostenitori.


Allora mi domando: ma che cosa abbiamo addosso? Che scirocco tempestoso avvolge di sabbia le nostre teste? Che ci succede? Perché abbiamo bisogno di spararle così grosse, dimentichi, fra l’altro, anche del senso del ridicolo? Perché consumiamo con tanta determinazione il significato e la portata delle nostre parole? Che cosa dirà, Signor Sindaco, la prossima volta che una legge a Lei (e, presumibilmente, alla sua cittadinanza) sgradita fosse varata magari da un governo a Lei ostile? Minaccerà la secessione, come fanno i suoi …. amici leghisti?

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