giovedì 19 dicembre 2024

Natale 2024

 Rigenerazione

(di Felice Celato)

Ancora una volta al Natale che viene chiediamo una cosa, sempre nuova ed antica, di cui, in quest’anno terribile per il mondo, sentiamo (credo tutti) forte il bisogno, mai così forte, in questi anni recenti, come oggi: una rigenerazione. 

Ci pare (mi pare) forse di meritarla (in fondo, magari a Natale, ci sentiamo più buoni); ma non ne sono del tutto sicuro perché – se nulla possiamo sui minacciosi scenari esogeni – almeno qualcosa di meglio, nel contesto in cui più prossimamente viviamo, potremmo forse fare anche noi: per esempio esercitare quotidianamente quell’azione di discernimento (QUI ci vuole!) che ci renderebbe meno gregari, magari inconsapevoli, magari per pigrizia o per il fastidio di dire sempre il contrario di ciò che sentiamo dire; ma, ciò nondimeno, non meno colpevoli, quando fossimo certi – e io, molto immodestamente, ne sono certo – di disporre delle risorse mentali e spirituali per gridare “basta!” al comunismo delle manipolate opinioni prevalenti, fatte di slogan e di volontarie  proposte di facile fraintendimento. 

Ma a Natale anche il “basta!” stonerebbe; e così – per chi crede – meglio godersi il senso profondo dell’eterna scommessa che Dio ogni anno rinnova sull’uomo, sapendo – e come potrebbe Lui non saperlo? – che ancora una volta la perderà, perché nessun altro meglio di Lui sa che siamo fatti di fango; e che – per quante Risurrezioni abbiamo già vissuto – abbiamo sempre bisogno di una nuova redenzione, quella che il Bambino, venuto ad abitare fra di noi, ogni anno ci lascia intravvedere dalla grotta di Betlemme (mi hanno sempre colpito quelle immagini sacre che ritraggono il Bambino che già mostra la Croce).

Allora come non concludere questo rituale – ma non per questo meno affettuoso – augurio di Buon Natale con una riflessione (tratta dal Messaggio Urbi et Orbi del 25 XII 2010) di quel maestro nella fede che è stato (certamente per me) il grande papa Benedetto XVI? 

“Il Verbo si fece carne”. Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata in Gesù Cristo. In realtà, Dio non cambia: Egli è fedele a Se stesso. Colui che ha creato il mondo è lo stesso che ha chiamato Abramo e che ha rivelato il proprio Nome a Mosè: Io sono colui che sono … il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe … Dio misericordioso e pietoso, ricco di amore e di fedeltà. Dio non muta, Egli è Amore da sempre e per sempre. E’ in Se stesso Comunione, Unità nella Trinità, ed ogni sua opera e parola mira alla comunione. L’incarnazione è il culmine della creazione. Quando nel grembo di Maria, per la volontà del Padre e l’azione dello Spirito Santo, si formò Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, il creato raggiunse il suo vertice. Il principio ordinatore dell’universo, il Logos, incominciava ad esistere nel mondo, in un tempo e in uno spazio. 

Al Logos venuto in mezzo a noi, chiediamo di non abbandonarci a noi stessi, nonostante tutto; nella certezza che non lo farà.

Roma, 19 XII 24

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