mercoledì 24 luglio 2024

Critico esame di coscienza

 Il principio di realtà

(di Felice Celato)

Forse è l’avvicinarsi delle “vacanze” (ma per un vecchio ormai da tanto tempo al riparo dalle cure del mondo, e, per di più, scarso ma ostinato praticante dell’ozio golfistico, ha senso parlare di “vacanze”?); o forse la perdurante immanenza delle (accresciute) concrete cure familiari; o forse l’abbondanza del caldo e della luce (per me comunque da sempre benefica); o forse un casuale esercizio di rilettura di alcune delle mie riflessioni qui allineate nel tempo, alla luce delle intense visitazioni di questo sito rilevate in questi giorni. 

Fatto sta che oggi, ancorché come al solito confortato dalla coscienza che le mie povere sensazioni politiche siano sempre state condizionate dall’esplicita confessione della mia scarsa efficacia di elettore, sono percorso da un dubbio: nel guardare alle cose del mondo, coltivandone e segnalandone la percepita irrazionalità, non ho forse “peccato” di scarso senso della realtà? Così mi è tornata di nuovo in mente la citazione di San Tommaso: non est ratio mensura rerum sed potius e contario: cioè, non è la ragione che dà la misura delle cose ma piuttosto queste danno la misura della ragione; come dire, che le cose verificano o falsificano i nostri ragionamenti (O. De Bertolis: Il diritto nella società contemporanea, in Quaderno IVASS n.6).

Sei, dunque, un pentito delle tue geremiadi? mi sono detto [N.B.: per meglio intendere il senso di questo ambizioso riferimento al profeta Geremia, rimando al post Verso l’autunno, del 31 agosto del 2023, nel quale cercavo di illustrare il senso del pessimismo del profeta, come esposto dal domenicano francese Adrien Candiard ne La speranza non è ottimismo]. Non arrivo a pensare un pentimento tanto radicale; ma un qualche dubbio mi è venuto (e me ne scuso con coloro che, molto eventualmente, abbiano imprudentemente dato pieno credito alle mie “lagne”). Dunque: se le cose (tante!)  non vanno come a me sembrebbe quanto meno razionale che andassero, non è forse possibile che sia stata la mia ragione ad aver torto?

Possibile è possibile, naturalmente; probabile non so, né (ancora) mi rassegno a pensarlo. In questa giornata di caldo e di luce meno intensi, provo dunque (nello spazio di questo post) a non far credito alla probabilità.

Dunque, tanto per fare degli esempi, il degrado antropologico del nostro milieu, le gravi vacuità delle nostre tutt’altro che recenti politiche, il costante eccesso di percepito rispetto al reale, l’iper-comunicazione del niente, l’invasione del semplicismo come strumento di analisi, la propalazione di decettive ricette socio-economiche congiunta con il perseguito oscuramento del reale; in sintesi: la sostanza di gran parte delle mie geremiadi è tutta falsificata dalla realtà? E se sì, quale è dunque questa realtà che non ho percepito?

Cominciamo il salvataggio dell’(eventuale) salvabile: anzitutto vediamo i compagni di strada, del resto qui più volte citati (le relazioni del Censis o della Banca d’Italia, i numeri dell’Istat, gli articoli di seri osservatori indipendenti della realtà, etc): beh, non sono mai stato troppo solo! Questo me lo si riconoscerà, spero!

Allora perché le mie geremiadi  possono apparire un pessimismo falsificato dalla realtà? In fondo, bene o male, l’Italia va avanti comunque (o, forse meglio, sopravvive comunque): sarà lo scheletro contadino di cui parlava qualche anno fa il Censis? O lo stellone italico in cui molto spesso abbiamo sperato? O la tanto spesso evocata resilienza degli Italiani? O anche solo l’innegabile massiccio supporto offertoci dalla tanto deprecata Europa? Non lo so, ma mi pare certo che – grazie a Dio – siamo ancora qua (e anche in sostanziale buona salute fisica e, forse, psichica) a confrontarci col principio di realtà, come – purtroppo – facevamo financo dieci anni fa (cfr. post Ormai l’anno declina, proprio del 27 luglio 2014). Così pure mi pare certo che gran parte di quegli assunti punti forza non abbiano radice nelle politiche del nostro paese, almeno guardando ai tempi di queste geremiadi.

Roma, 24 luglio 2024

PS: Tanto per consolarmi e per invogliare a leggerlo, riprendo un cenno,  sempre di Candiard, dal libro sopra detto: Il pessimismo di Geremia ha una sola scusante: ha ragione lui.

 

 

 

 

 

 

 

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