mercoledì 15 maggio 2024

Un'altra segnalazione

Il Natale del 1833

(di Felice Celato)

Sempre sulla via della fuga dal presente, eccomi con una nuova segnalazione; stavolta si tratta di una rilettura di un romanzo letto una prima volta quasi quaranta anni fa: di Mario Pomilio, Il Natale del 1833 (Mondadori, 1988); un romanzo – lo dico subito – “difficile”, che suscitò, a suo tempo, tante di quelle sapienti recensioni onde (al redattore di questa nota) per poco il cor  non si spaura; “difficile”, dicevo, per il tema “eterno” trattato (il cd silenzio di Dio), per la penna complessa dell’autore (Mario Pomilio, come sanno i miei lettori, da me molto amato), per l’immenso personaggio del protagonista (Alessandro Manzoni, qui a lungo silente e angosciato) e per la struttura stessa della narrazione, un mix di invenzione letteraria e di deboli tracce storiche (alcuni frammenti di un inno sacro, solo abbozzati dalla penna dello stesso Manzoni, a valle della morte dell’adorata moglie Enrichetta Blondel, appunto nel giorno di Natale dell’anno 1833).

Che doveva pensare, l’ormai cattolicissimo don Lisander – il cantore letterario della Provvidenza – del proprio dolore, della sua fervente preghiera non esaudita, nel giorno della solennità cristiana della nascita del Salvatore? 

A questo interrogativo Pomilio cerca una risposta, (letterariamente) immaginando un Manzoni naturalmente sconvolto, che si rifugia nella stesura di una tragedia di argomento biblico proprio su Giobbe o nella revisione del testo de La colonna infame, perché non gli consente più di leggere la storia nel quadrante della fede; e anche tentato dalla disperazione (deve essere terribile domandare a Dio di non chiedere troppo alla nostra fede), fino alla catarsi fideistica in una lettera (anch’essa immaginata da Pomilio) al suo amico Fauriel (che cosa c'è, riflettendoci bene, di più consolante che questa solidarietà non di forza e di giustizia, ma di compassione e d'amore? E in verità è questo, semplicemente, amico mio: la croce di Dio ha voluto essere il dolore di ciascuno; il dolore di ciascuno è la croce di Dio).

Come si intuisce da questi pochi elementi, Il Natale 1833 di Pomilio, col suo essere ad un tempo racconto e meditazione, si pone naturalmente fra le opere più dense della nostra letteratura del secolo scorso; forse sorretto dalle autorevoli recensioni più che – immagino – dal consenso dei lettori, vinse anche il premio Strega del 1983. Anche al lettore di oggi può forse apparire pesante; e un po’ lo è, non ostante la brevità. Io l’ho trovato tuttavia molto bello, come del resto mi apparve quando lo lessi la prima volta.

Roma, 15 maggio 2024

 

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