domenica 24 marzo 2024

Settimana santa

In compagnia dei teologi

(di Felice Celato)

In questa giornate di fresca primavera, come ogni anno da qualche tempo, mi fa compagnia un piccolo volumetto (appena un’ottantina di pagine) già altre volte qui segnalato e che torno a raccomandare come fosse un vademecum per le meditazioni che noi cattolici ci affidiamo in questo tempo liturgico. Si tratta di una breve raccolta di pensieri di due grandi teologi del nostro secolo (Karl Rahner e Joseph Ratzinger) raccolti dall’editore Queriniana sotto il semplice titolo Settimana santa (2012). E come altre volte, mi piace, anche quest’anno, trarne una lunga citazione di Joseph Ratzinger che mi pare adatta ai tempi selvaggi che viviamo.

Tu pendi dalla croce. Ti ci hanno inchiodato. Non puoi più staccarti da questo palo ritto fra terra e cielo. Le ferite bruciano nel tuo corpo. La corona di spine tormenta il tuo capo. I tuoi occhi sono iniettati di sangue. Le tue mani e i tuoi piedi feriti son come trapassati da un ferro rovente. E la tua anima è un mare di dolore, di desolazione, di disperazione.

I responsabili di tutto questo son qui, ai piedi della tua croce. Neppure si allontanano, per lasciarti almeno morire solo. Anzi, rimangono, ridono, convinti di avere ragione. Lo stato in cui ti trovi ne è la dimostrazione più evidente: la prova che quanto hanno fatto non è che l'adempimento della più santa giustizia, un omaggio dato a Dio, di cui dovrebbero andare orgogliosi. 

Per questo ridono, insultano, bestemmiano. Intanto su di te si abbatte, più spaventosa di tutti i dolori del corpo, la disperazione verso una tale malvagità. Ci sono davvero degli uomini capaci di tale bassezza? C'è ancora tra te e loro un pur minimo punto in comune? Può un uomo torturarne un altro, così, fino alla morte? Straziarlo fino ad ucciderlo, col potere che deriva dalla menzogna, dall'abiezione, dal tradimento, dall'ipocrisia, dalla perfidia, e mantenere ancora le apparenze del diritto, l'aspetto dell'innocente, la posa del giudice imparziale? E Dio permette questo nella sua creazione? E la risata e lo scherno dei nemici possono risuonare, chiari e trionfanti, nel mondo di Dio? O Signore, il nostro cuore si sarebbe già spezzato in una forsennata disperazione. Noi avremmo maledetto i nostri nemici e Dio con loro. Noi avremmo urlato e cercato di strappare, come pazzi, i chiodi per riuscire a stringere ancora una volta il pugno.

Tu invece dici: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Sei incomprensibile, Gesù. C'è ancora, nella tua anima martoriata, terremotata dal dolore, una zolla sulla quale possa fiorire questa parola? Sei proprio incomprensibile. Tu ami i tuoi nemici e li raccomandi al Padre tuo. Tu preghi per loro. Signore! se non fosse bestemmia direi che tu li discolpi con la più inverosimile delle scuse: “Non lo sanno”. Si, invece, che lo sanno: sanno tutto! Ma hanno voluto ignorare tutto. Non c'è cosa che si conosca meglio di quella che si vuole ignorare, nascondendola nel sotterraneo del più segreto cuore. Ma nel tempo stesso la si odia, e perciò le si rifiuta l'accesso alla chiara coscienza. E tu dici che essi non conoscono quello che fanno. Una cosa soltanto certamente non conoscono: il tuo amore per loro, perché quello lo può conoscere solo chi ti ama. Solo l'amore, infatti, permette di comprendere il dono d'amore…. 

Roma 24 marzo 2024, Domenica delle Palme.

 

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