domenica 5 marzo 2023

Un ragionamento astruso

La domanda e l’offerta di politica

(di Felice Celato)

Mi pare di aver qui utilizzato altre volte questi concetti di natura…. mercatistica, come direbbero coloro che usano il termine senza ben conoscerlo (chi vuole può guardarsi il temine mercatismo sul Dizionario di Economia e Finanza della Treccani). Tuttavia li chiarisco di nuovo: per “domanda di politica” intendo ciò che “il popolo sovrano” sembra richiedere a chi governa o a chi aspira a farlo in futuro; per “offerta di politica” ciò che ad esso “popolo sovrano” propongono quelli che una volta erano i “leaders politici” (di governo o di opposizione) e che oggi più realisticamente chiameremmo “aspiranti followers politici” o “like-dipendenti compulsivi”.

Torno oggi a fare uso di tali concetti per commentare la situazione (assolutamente nuova per casa nostra ed anche, per quel che ne so, certamente inconsueta un po' in tutto il mondo) in cui l’Italia politica è appena venuta a trovarsi: due donne ai vertici della politica, l’una a capo della coalizione di governo (e del Governo stesso), l’altra a capo della maggiore forza di opposizione. Da convinto eterofilo non posso che compiacermi di questa novità, dalla quale mi aspetto che si sviluppino nuove energie e potenzialità nel piccolo stagno in cui da molti anni viviamo.

Però, volgendomi ai concetti di domanda ed offerta di politica, occorre riconoscere che la “capa” dell’opposizione ha un compito assai più facile di quello della “capa” del Governo. L’incrocio fra la domanda e l’offerta di politica è in democrazia il meccanismo che assicura la “nascita” del prodotto, inteso per tale: per chi sta all’opposizione, la semplice aggregazione del “consenso ad opporsi”; e, per chi governa, la concreta azione politica.

Ora, mentre per il primo (il consenso ad opporsi) il “prodotto atteso” (cioè, appunto, la aggregazione di tale consenso) si giuoca sul piano delle parole, per la seconda (cioè la concreta azione politica)  il “prodotto atteso” si giuoca sul piano dei fatti. E i fatti sono assai più difficili da maneggiare delle parole. 

Non è un caso (credo), che alcuni osservatori della politica italiana (assai più versati di me nella materia) ascrivano a merito della “capa” del Governo una marcata incongruenza fra i fatti messi in campo (diversi dei quali anche a me appaiono adeguati alle esigenze del nostro presente, così come io me lo rappresento) e le posizioni assunte (implicitamente o esplicitamente) quando la stessa “capa” del Governo era semplicemente una autorevole esponente dell’opposizione, intensamente coinvolta nella (politicamente fortunata)  aggregazione del “consenso ad opporsi”.

In questa prospettiva la “capa” del maggior partito di opposizione ha un giuoco estremamente più facile perché ad essa spetterà soltanto la produzione di parole (di solito slogan) atte a pescare nelle confuse acque dell’opposizione quel “consenso ad opporsi” che costituisce la sua (attuale) mission.

Il fatto è – purtroppo – che la domanda di politica che si agita in queste confuse acque (meglio: per fortuna solo in gran parte di esse) mi pare estremamente contraddittoria con le esigenze di un Paese che voglia nutrire serie speranze per il suo futuro; e temo che la “pesca” sarà rivolta proprio alle parti più torbide (politicamente, intendo) di tali acque. 

Fuori di metafora: se la aggregazione di consenso ad opporsi sarà – e credo che necessariamente lo sarà – rivolta a sollecitare la domanda di politica che ingloba (anche) le peggiori statolatrie populistiche che il nostro Paese ha espresso negli anni più recenti, c’è da augurare alla probabile “capa dell’opposizione” un clamoroso insuccesso come tale; oppure – assai meglio per lei – che, all’indomani di un invece possibile successo nella sua attuale mission (i.e.: un futuro successo elettorale che la porti al Governo), sappia poi esprimere la stessa libertà dalle parole che sembra caratterizzi l'attuale “capa” del Governo.

NB: non mi pare di saper esprimere più chiaramente (?)  le mie preoccupazioni sul tortuoso presente; l’unica “certezza” che mi pare resistere alla prova dei tempi è quella che diceva un ignoto sarcastico aforista: la democrazia è il sistema che garantisce che non saremo mai governati meglio di come meritiamo, specie (aggiungo io) in questo tempo di superficiali opinionismi.

Roma 6 marzo 2023

 

 

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