lunedì 26 dicembre 2022

Il biglietto del clandestino

 Dal 22 al 23

(di Felice Celato)

Dunque, affrettiamoci a dare addio al 2022 (sperando che gli ultimi giorni non ci riservino altre sgradite sorprese)!

L’anno della devastante guerra vicino casa, della crisi energetica, del rimbalzo pandemico, della ripresa dell’inflazione, dell’insicurezza generale, delle minacce atomiche, etc., ci lascia sperare che il 2023 possa veramente (al di là degli auspici di rito decembrino) essere migliore dell’anno che lasciamo.[Per la mia innata propensione alla cautela, devo però ricordare quanto ci diceva un mio mitico capo, di Speranza tenace e di favella toscana, nel fare gli auguri di fine anno ai suoi collaboratori: rihordatevi sempre, però, che il peggio unn’è mai morto; e tuttavia, indefessamente speriamo, perché senza speranza siamo noi che siamo già morti!]

E dunque, ancora, speriamo: anzitutto, ovviamente, che la guerra finisca prima che sia possibile, perché nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra (dal radiomessaggio di Pio XII alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale). E fino a qui sono certo che siamo tutti d’accordo. 

Poi inevitabilmente le nostre individuali speranze si disperdono secondo i misteriosi criteri stocastici che distribuiscono nel tempo, nello spazio e nell’animo i nostri pensieri e le nostre sensibilità. I miei pensieri e le mie sensibilità (per tutto ciò che va oltre agli orizzonti strettamente personali) credo di averli qui esposti nel corso dell’anno e che sia inutile ricapitolarli, anche se solo per esprimere la speranza che qualcuno di essi o di esse si incarni nella realtà. Meglio, forse, rubare al Censis (56° Rapporto sulla situazione sociale del paese) la bellissima metafora del clandestino che viaggia sulla grande nave della storia [il corpo sociale prende la strada bassa, in presa diretta con l’emozione, rinuncia al contrapporsi fra declino e sviluppo, tra crescita e recessione e si affida ad un quotidiano inconsapevole, latente appunto, come un clandestino sulla grande nave della storia: né assente né presente] per proporre la collettiva speranza che la nostra società riesca, nell’anno che viene, a ….regolarizzare – sia pure mentre la navigazione è già in corso – il biglietto che ne legittima, appunto, la sua presenza sulla nave della storia.

Quanto al “luogo” dove lo si trova e al “prezzo” a cui questo biglietto si compra, la risposta sta tutta in questa bellissima citazione da Sant’Agostino che mi viene da un biglietto di un raffinato amico: Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi. Noi siamo, dunque, il nostro tempo, il “luogo” dove “si compra il biglietto” per il viaggio sulla grande nave della storia; e il “prezzo” è la rinuncia a quella “fiscalizzazione della realtà” (di cui dicevo qui in un post dell’agosto scorso) cui forse ci siamo lasciati avvezzare, tutte le volte che abbiamo creduto possibile trasformare ogni evidenza del reale che postuli faticosa – e talora dolorosa – gestione, in un qualcosa di gelatinoso che può, anzi deve, essere trasferito a carico del bilancio pubblico, per modo che ogni cittadino venga posto al riparo dalla realtà (direbbe Luigi Sturzo: con la bacchetta magica del potere statale).

Con queste caute aspettative, a tutti gli amici uno speranzoso augurio di un 2023 che le superi tutte.

Roma, 27 dicembre 2022

 

 

 

 

 

 

 

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