martedì 12 luglio 2022

Questa estate nervosa

Guardando il telegiornale

(di Felice Celato)

Ben più di trenta anni fa, Ennio Flaiano era solito dire che “tra trenta anni, l’Italia non sarà come l’avranno fatta i governi ma come l’avrà fatta la televisione”.

Se si guarda al costume del nostro Paese non si può negare che la profezia di Flaiano si sia negli anni largamente avverata; certo, poi l’erosione qualitativa dell’auto-percezione degli Italiani, col declinare della Tv come dominante “scuola” di costume, ha trovato, nello straordinario dilagare della rete e dei social media, un potente frullatore, in grado di alimentare – a base di tweets e di opinionismi stizzosi - quella palude collettiva nella quale si annega o si nasconde la solitudine tormentosa della coscienza (copyright: Natalino Irti, su Il Sole 24ore del 10 luglio u.s.). Ma la televisione e la sua informazione soprattutto restano pur sempre il piatto forte della dieta mediatica degli Italiani.

Queste tristi considerazioni mi sono tornate in mente ieri, mentre - complice una strana estate di tensioni, per me anche di nuova natura - ho passato una solitaria mezz’ora davanti ad un telegiornale (anzi al telegiornale principe, quello  di RAI-Uno delle ore 20!), cosa per me ormai desueta, per ragioni di tutela del mio umore (già gravemente compromesso).

A seguirne l’impaginazione (e la proporzione fra la durata dei servizi) si sarebbe detto che il nostro paese viva in una bolla di futilità, fatta di memorie e di emozioni sproporzionate, di patinate distrazioni mondane, di canore fatuità, contrappuntate – per la completezza dell’informazione, perbacco! – da burocratici racconti di nano-machie parlamentari su problemi che non si possono negare ma che si esorcizzano sottolineando provvide attenzioni, mediante criptiche citazioni di nuovi “sostegni” (da tutti divergentemente voluti) al declinare della nostra – già non brillante – economia.

Vagano, nell’aria mefitica del nostro Paese, “cosucce” come un’ulteriore prova di cachistocrazia rappresentativa (con tanto di allarmante visita “al Colle” del nostro Presidente del Consiglio), una guerra a mille km dal nostro confine, minacce serie di una crisi energetica fra qualche mese, inflazione in ascesa, ulteriori depressioni reddituali, evoluzioni pandemiche, etc. Eppure il telegiornalone nazional-popolare “apre” – con tanto di Inno di Mameli - sul 40° anniversario della vittoria nel mondiale di calcio del 1982 e con le consunte sue immagini di esaltazione collettiva; dopo una non fugace intervista ad uno degli “eroi” (Cabrini) di quell’epico 11 luglio del 1982, divaga poi, con ricchezza di immagini nostalgiche, sulla notizia-bomba del giorno (la conferma del divorzio imminente della coppia Totti-Blasi) e, in piena apoteosi del nulla, annuncia, con tanto di orgoglio aziendale, che l’edizione del 2023 del Festival di San Remo sarà presentata – oltre che da Amadeus (per l’occasione, in studio, già in smoking) – nientepopodimeno che da Gianni Morandi, anche lui bardato da grande festa ma avvolto da una nube di citazioni canore di tempi remoti. Un pensoso cammeo – in omaggio al culto della lacrimuccia e perché non si dica che la televisione non è attenta ai più gravi problemi sociali – è poi dedicato al pianto di un bambino per l’abbandono, da parte della madre, del cane di famiglia (cosa ovviamente deplorevole ma non più, per esempio, delle condizioni in cui vivono i migranti stipati come bestie a Lampedusa; che però sono un tema divisivo!).

Ecco qua, il polpettone è pronto! Agli Italiani, il telegiornale più seguito (cfr. Censis 2021) serve il piatto di una fatua inconsapevolezza, condito con “preziose” spezie che sovrastano il povero sapore della carne macinata ma che evocano una principesca tavola imbandita.

Bene: non me la prendo con la Rai (l’impaginazione di una sera può anche riuscire male) ed io che non “frequento” l’informazione televisiva posso anche essere stato semplicemente sfortunato; ma, memore della profezia di Flaiano di cui dicevo all’inizio, mi domando: è ancora così (l’Italia è quella “fatta” dalla televisione) o si è chiuso l’anello ed è l’Italia che “fa” la sua televisione, che domanda il polpettone, per la voglia soprattutto di inebrianti spezie preziose?

Roma 12 luglio 2022

 

 

 

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