lunedì 18 luglio 2022

La metafora dell'uovo e del pulcino

In margine alla crisi

(di Felice Celato)

Narrano, gli aneddoti, che il sommo Padre Dante amasse particolarmente l’uovo, che riteneva – così pare – quanto di meglio si potesse gustare ai suoi tempi, nella sua Firenze.

Come al solito, è difficile dare torto al Sommo Poeta: tutti (o quasi tutti) siamo stati nutriti, fin dalla più tenera età, con uova: dal classico “uovo sbattuto” fino ai classicissimi “uovo al tegamino” e alle frittatine variamente aromatizzate.

Nella storia immortale dell’uovo, c’è poi il famoso uovo che Colombo utilizzò per dimostrare le possibilità di nuove soluzioni per problemi ritenuti irrisolvibili, per poter concludere che tutti avrebbero potuto farlo (il suo famoso “viaggio verso le Indie” attraverso l’Atlantico) ma solo lui l’aveva fatto. 

Poi c’è il famoso rompicapo se sia nato prima l’uovo o la gallina, un rompicapo che, quando tenevo dei piccoli corsi aziendali di “finanza per non addetti” (di solito ingegneri), io ponevo a base della matematica finanziaria, intesa come strumento per misurare l’effetto del tempo sui valori (ma di questo ho già parlato in un post del 13 giugno 2017  intitolato Net present value, che chi vuole si può rileggere).

Ma l’uovo, non bisogna dimenticarlo, prima di essere quell’ottimo alimento dell’uomo di cui dicevo all’inizio, è anche un piccolo miracolo biologico: fecondato dal gallo, diventa il protetto abitacolo del futuro pulcino (prefigurazione del futuro pollo, pure di culinaria memoria), al quale fornisce per una ventina di giorni il prezioso nutrimento del tuorlo fino alla schiusa dell’uovo stesso, con l’emersione del pulcino alla sua (prevedibilmente) non lunga vita nel pollaio.

Sono certo che già molti dei miei pazienti lettori si domandino ove mai possa trovarsi un collegamento fra l’uovo, il pulcino e  questa crisi di governo (o di governabilità?) cui assistiamo attoniti in queste calde giornate di luglio.

Il fatto è che mi ha molto colpito – per la sua pretesa di omnicomprensività (?) – un enunciato di un esponente dell’opposizione  (o forse della italianissima opposizione endo-governativa; non lo cito con precisione solo perché non lo ricordo) che sintetizzo con parole mie, per come l’ho capito: il governo cade (e quindi la parola va data agli Italiani, col voto subito!) perché non ha saputo dare agli Italiani le risposte che questi si attendevano.

Ho provato a ragionarci sopra, cercando anch’io una prospettiva… omnicomprensiva: esiste, forse, una Domanda (la domanda delle domande!) che riassume in sé le domande cui gli Italiani, secondo la vulgata dei fautori della crisi, non hanno ricevuto adeguata risposta dall’attività di governo, in questo difficilissimo periodo di concomitanti pandemie, guerra, inflazione, crisi energetica, perturbazioni geo-politiche, minacce finanziarie, problematiche ambientali, etc.?

Forse, volendo esagerare nell’omnicomprensività, la Domanda è una sola: gli Italiani vogliono essere protetti da tutto ciò che c’è intorno (e in mezzo) a loro, vogliono vivere nel loro ovetto continuando a nutrirsi del tuorlo (fuori di metafora: la spesa pubblica) mentre il pollaio è scosso dalla tempesta: tutto ciò che accade fuori dell’uovo (guerra, inflazione, crisi energetica, etc) non li deve sfiorare (si potrebbe dire: non deve porgli problemi), non può e non deve incidere sul rapporto alimentare fra il pulcinetto ed il tuorlo di cui si nutre. 

E  dunque il governo ha il sacrosanto dovere di erogare con abbondanza e continuità ogni possibile rimedio per le turbative meta-oviche, sia, tale rimedio, un bonus, un superbonus, un ristoro, un sostegno, un supporto, un indennizzo, uno sgravio fiscale, un contributo una tantum o permanente, una messe di assunzioni pubbliche, etc. Dove ne prenderà le risorse, non sono fatti che interessino al pulcino.

Credo che il presente governo (oltre ad aver fatto molte cose difficili e fruttuose per il restauro della credibilità internazionale del nostro povero Paese) non abbia nemmeno lesinato mezzi per tenere il pulcino, per quanto possibile, al riparo da turbative meta-oviche; ma evidentemente non basta: si può fare di più, anzi si deve fare di più! E dunque, suvvia!, si faccia tosto un nuovo governo ( previa consultazione del saggio popolo sovrano che già tanta buona prova di sé ha dato eleggendo queste rappresentanze politiche) che rigeneri il tuorlo e ci preservi dallo shock della schiusa, quando il pulcino ancora umido dovrà pur cominciare a fare i suoi passi nel pollaio. Per un po' magari ci sarà qualche gallina che provvederà il timido beccuccio di vermetti o di altro cibo adatto alla tenera creatura. Ma il guscio non tornerà più a proteggere la progressiva suzione del tuorlo. E allora il pulcino dovrà adattarsi a convivere nel pollaio. E il nuovo Governo – forte delle tante capacità che il popolo saggio saprà attivare alla luce di una illuminante campagna elettorale – potrà senz’altro insegnarglielo meglio dell’attuale. Dunque: al voto! al voto subito! Senza aspettare le naturali scadenze!

Roma, 18 luglio 2022

 

 

 

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