sabato 11 giugno 2022

Letture in corso

La storia e le colpe

(di Felice Celato)

Sto leggendo – con grande trepidazione – un libro di cui, però, a lettura ultimata non tornerò a parlare su queste colonnine; si tratta di Male liquido (Laterza 2022) scritto (nel 2016) a due mani (una specie di dialogo) da Zigmunt Bauman (uno degli intellettuali più letti del mondo) e da Leonidas Donskis (un filosofo ebreo lituano che, confesso, non conoscevo). Per far capire l’argomento, ne cito qualche frase: il male liquido ha l'impressionante capacità, tipica dei liquidi, di scorrere attorno agli ostacoli che si ergono o si trovano sul suo cammino. E come gli altri liquidi, riesce a inumidire tali ostacoli, a impregnarli e a macerarli fino ad eroderli e dissolverli, per poi assorbire la miscela così formata, assimilandola al proprio organismo in modo da nutrirlo e accrescerlo ulteriormente. E’ questa sua capacità, accanto alla elusività, a rendere ancor più arduo lo sforzo di resistere efficacemente al male liquido: una volta penetrato nel tessuto della vita quotidiana fino a pervaderlo, esso, anche quando (se) viene individuato, riesce a fare apparire inverosimile o addirittura irreale qualsiasi modo di vita alternativo: un veleno mortale riesce così a presentarsi subdolamente, come antidoto, farmaco salvavita, soluzione ai problemi dell'esistenza…

Ma male liquido, che cosa significa? …A differenza di quello che possiamo definire male solido, privo di sfumature, bianco e nero, la cui tenace presenza è molto più individuabile nella realtà sociale e politica, il male liquido si presenta sotto un'apparenza di bontà e amore. Non solo: si esibisce addirittura come accelerazione apparentemente neutrale ed imparziale della vita, cambiamento sociale che procede a velocità inaudita, accompagnato da perdita della memoria, amnesia morale. Il male liquido si fa strada inoltre sotto il travestimento della presunta assenza e addirittura impossibilità, di qualsiasi alternativa.… Il male solido era votato all’amoralità e all'impegno attivo e portava con sé una solenne promessa di giustizia sociale e di eguaglianza da realizzare alla fine dei tempi. Viceversa, il male liquido si presenta con la logica della seduzione e del disimpegno… Il male solido mirava a impossessarsi dell'anima e a conquistare il mondo affermandovi nuove regole del gioco. La logica del male liquido sta nel sedurre e ritirarsi e nel cambiare continuamente aspetto… 

Il motivo per cui non tornerò a parlare di questo   "vasto" libro è perché, francamente, lo trovo deprimente (a prescindere dalle conclusioni cui, immagino, perverrà alla fine); forse saggiamente deprimente, ma in ogni caso deprimente; in un periodo nel quale il mio… proverbiale ottimismo è un po' offuscato; e non vorrei comunicare questo offuscamento ai miei lettori.

Traggo però dal libro che (ripeto) sto leggendo (senza essere certo che non ne interromperò la lettura), un breve excursus su un testo di Karl Jaspers (filosofo tedesco del secolo scorso) tratto da un suo saggio (La questione della colpa) che considerava le colpe dei tedeschi (appunto nel secolo scorso) in termini filosofici; e che  mi pare tutt’ora utile per valutare le colpe che spesso siamo chiamati ad assumerci sul passato. Dunque,  Jaspers distingue quattro categorie di colpa: criminale, politica, morale e metafisica. La colpa criminale (o giuridica) è legata a una partecipazione diretta a reati e atti contrari alla legge. La colpa politica è quella che ricade sui cittadini, che la ereditano da leader politici o da istituzioni di cui hanno avallato l'operato o da soggetti politici, diffusori di menzogne e di odio organizzato. La colpa morale sorge nella nostra coscienza quando i nostri obblighi di fedeltà politica e obbedienza civile non possono assolverci da crimini contro le persone. Infine, la colpa metafisica è quella che avvertiamo per il semplice fatto di essere ancora vivi o per non aver fatto abbastanza per salvare la vita di altri umani da crimini di guerra o altri delitti.

Commenta Donskis, citando La tirannia della penitenza del filosofo francese Pascal Bruckner: l'eccesso di colpa è diventato un prodotto politico tipicamente europeo, che non nasce necessariamente da autentica sensibilità morale, ma viene usato come strumento ideologico per tacitare i propri avversari politici o per stigmatizzare una élite politica invisa. Lo si vede con particolare chiarezza a proposito delle colpe colonialiste dell'Europa occidentale o di quelle dell'America per il suo passato razzista.

Bene: io credo che queste considerazioni (da quelle di Jaspers a quelle di Donskis e Bauman) possano essere una buona traccia per valutare le autoflagellazioni alle quali talora ci sottomettiamo per “fare penitenza” del passato (un prodotto della cancel culture?), immemori della storia (la storia delle culture e delle loro evoluzioni nel tempo), della comune natura di uomini fallaci e del profilo metafisico della colpa, cioè della sua radicazione nel semplice fatto di essere ancora vivi e di non aver fatto abbastanza [quando non c’eravamo!] per salvare la vita di altri umani da crimini di guerra o altri delitti.

Roma   11 giugno 2022

 

 

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