Arrivederci!
(di Felice Celato)
Eccomi qua, a “celebrare” il 10° anniversario di questo strano e consolante blog (avviato il 16 aprile del 2011); strano perché essenzialmente e programmaticamente monodirezionale (cioè sono io che scrivo, in vista, ovviamente, di commenti e reazioni dirette ma espresse privatamente, per evitare le trappole tipiche di ogni social media, di solito intasati da commenti frettolosi, apodittici e spesso rozzi: molto meglio i nostri piccoli dibattiti personalizzati via mail o attorno ad una pizza!); consolante perché, attraverso di esso, riesco ad esorcizzare il decorso del tempo e a riempirlo di personali osservazioni della realtà che mi fa piacere condividere con gli amici (e anche archiviare nel tempo, per utili riletture di auto-monitoraggio).
Già, perché in fondo, come confermano i pochi numeri che darò subito, è evidente l’affezione di pochi amici (potrei quasi tutti identificarli per nome) e la (gradita) indifferenza dei più. Si può dire che l’utilizzo del blog per queste che ho chiamato conversazioni asincrone sia un classico esempio di uso privato di un mezzo pubblico; se fossimo in materia venale, sarebbe una specie di peculato mediatico, un uso lecito – almeno spero, ma qui da noi non si sa mai bene con certezza! – ma non disinteressato, perché le opinioni – e le rampogne – dei miei amici mi interessano veramente!
Dicevo dei numeri: 3653 giorni con un post ogni 4/5 giorni e poco meno di 100 “visite” al giorno per ogni post, delle quali – a stima grossolana – circa due terzi “visite” di origine casuale, tipico effetto della rete e magari indotto da qualche titolo di (involontario) interesse diffuso.
Dunque numeri di cui essere soddisfatti, per la pochezza dei leaks e per la sostanza dei contatti mantenuti con quei pochi più preziosi. Ma 10 anni (e 860 post) sono comunque tanti (troppi?) e forse una nuova pausa è necessaria (già, del resto, in questi 10 anni di pause ne avevo fatte un paio). Forse, anche stavolta, magari sarà una pausa e non un’archiviazione definitiva perché in fondo scrivere mi piace, specie se posso pensare a chi legge come ad un non-indistinto; ma sicuramente una pausa salutare perché comincio a fare fatica a contenere le negative percezioni che ho del nostro presente: c’è troppa bieca malevolenza in questa nostra società del rancore. Intendiamoci: il bellum omnium contra omnes non l’hanno inventato i nostri media e i nostri politicanti (anche se si danno molto da fare per esercitarlo!). Thomas Hobbes lo riferiva, però, ad uno stato di natura pre-razionale (…pre-contrattuale, si direbbe, pensando ad Hobbes come un esponente del contrattualismo sociale); ora lo stiamo vivendo come irrazionale regressione ad un modello esistenziale nel quale è legittimo (anzi doveroso) presumere il male da tutto e volerlo per tutto, in una corsa alla lacerante mordacità che, francamente, mi stanca moltissimo osservare; e dalla quale non mi attendo nulla di buono; tanto più perché – per certi suoi aspetti straordinari – questo nostro tempo potrebbe invece essere foriero di un operoso ravvedimento psico-sociale, se non fossimo intenzionati a sprecarlo.
Mi viene da mutuare da uno dei più terribili sintomi di questa nostra pandemia l’espressione fame d’aria, per dire dello sconforto che mi prende ogni mattina quando leggo i giornali o ascolto la relativa rassegna alla radio; e la dispnea non è lo stato ideale per abbandonarsi al piacere di una conversazione che, per quanto asincrona, è pur sempre una conversazione fra amici ai quali non si vorrebbe risultare deprimente (o addirittura sgradito); e men che meno disperante (noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l'universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere, BXVI, Spe salvi, 31).
Dunque, cari amici, un affettuoso arrivederci a tempi migliori, sperando che la dispnea scompaia con la pandemia che ci ha reso avvezzi persino all’ homo homini virus, appena celato dietro alla mascherina d’ordinanza.
Se ci sarà, in tutto o in parte, un secondo decennio per questo blog lo diranno l’umore… e la natura: variabile, il primo; ineluttabile, la seconda.
Roma, 15 aprile 2021
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