Anagnosi-terapia
(di Felice Celato)
Mi è difficile negare che, in questo periodo, abbia cercato – nel contatto col mondo e con gli amici – la via della fuga dal reale (contemporaneo). Una fuga che – per me – si origina da un crescente fastidio per i rumori terrificanti del mondo, del paese e della mia amatissima patria, l’Europa, travagliata dalla pochezza di molte leadership dei paesi partners, che spesso trasferiscono sull’Europa (con la complicità di molti media) i mali che essi stessi cagionano o, in Europa, le provocazioni delle loro domestiche campagne elettorali (l’ultima: AfD invoca due diverse monete Europee, l’euro del Sud e l’euro del Nord).
Per questo ho “inventato” la cura che dà il titolo a questo post (anagnosi-terapia) che vorrebbe richiamare, attingendo al greco antico, il concetto terapeutico di alcune letture (anagnosi, sta infatti per lettura, forse come riconoscimento dei simboli grafici).
Ne è conseguito che le molte ore dedicate alla lettura si sono rivolte alla ri-lettura di vecchi libri letti più volte (dall’”eterno” Requiem di Antonio Tabucchi, al Vangelo secondo Pilato di Eric Emmanuel Schmitt, a Lo straniero di Albert Camus, a Il muro invisibile di Harry Bernstein),magari studiando anche l’evoluzione dei miei giudizi (esercizio quanto mai interessante, per “verificare” se stessi alla luce del tempo che inevitabilmente muta anche le sensibilità); oppure a temi “esoterici” (per esempio il libro di un neuro-biologo americano - Angus Fletcher - che analizza i benefici umani dello Storythinking, il pensare in termini di azioni e non in termini di equazioni…e di altro materiale logico, come strumento di conoscenza e di crescita umana); o a temi programmaticamente fuori del tempo (come Alla corte di mio padre, una bella ed interessantissima auto-biografia, anche sociologica, del sommo narratore Isaac Singer, giovanissimo ai tempi del narrato); o anche a temi eterni e, per ciò stesso, oggi quanto mai, desueti ( il Geremia, utilizzato per un esercizio spirituale condotto da Carlo Maria Martini, nel 1993 a Caracas). Mi soffermo brevemente su questo ultimo, perché la mia scelta, fra le tante possibili per non occuparmi dell’oggi, non può non essere stata misteriosamente ispirata dall’innegabile… contemporaneità del profeta di sciagure, che – parlando per immagini di straordinaria efficacia – viveva la sofferenza del suo drammatico profetare in tempi assai amari per Gerusalemme, quando l’alleanza (la mutua adesione, dell’uomo a Dio e di Dio all’uomo, simboleggiata dall’immagine della cintura di lino) sembrava naufragare nelle sciagure del tempo.
Che le ore dedicate a queste letture abbiano “sacrificato” la lettura dei giornali è ovvio; ma è anche voluto. E non ne provo rimorso alcuno (anche perché quando riapro un giornale faccio fatica a pensare in quale giorno siano stati scritti molti articoli). Però mi domando quanto possa durare questa sospensione; resisterà al Festival di Sanremo, alle sue seduzioni, di cui il nostro paese sembra innamorato? Nella irrealistica ipotesi che duri solo poco più di sei o sette giorni, ho pianificato di affrontare la ri-lettura de I Promessi sposi, stavolta nientemeno che in e-book per legare le ore di lettura al tavolo con quelle della lettura a letto (dove i grossi tomi mi sono scomodi). Don Lisander, da lassù, probabilmente chiuderà un occhio.
Roma, 11 febbraio 2025, anniversario dei Patti Lateranensi
Nessun commento:
Posta un commento