domenica 15 ottobre 2023

Drammatiche incombenze

Senza se e senza ma?

(di Felice Celato)

Si resta senza parole difronte ai massacri terroristici che stanno innescando, a due passi da noi, nel cuore di questo scampolo di Occidente che è Israele nel suo sitz im leben mediorentale, una delle più tragiche e temibili crisi del nostro tempo. Se – come me – non si è detentori di una superiore saggezza, lo svolgimento dei fatti e la necessaria reazione che essi impongono dovrebbero sgomentare ogni tentativo di semplificazione; e scoraggiare la formulazione di certezze che vadano al di là della pura e severissima deprecazione per il nefasto innesco di questa pericolosissima crisi.

Eppure il da me amatissimo popolo Israeliano ha vissuto in questi giorni la necessità ineludibile di decidere qualcosa; e deve (e in parte ha già dovuto) farlo in un periodo di profonda crisi del suo contesto politico; e deve (e in parte ha già dovuto) farlo subito, perché è il suo annientamento lo scopo primo dei terroristi che l’hanno assalito ed insanguinato; e deve farlo – anche per noi – perché lo scopo ultimo dei terroristi (e di chi li finanzia e sostiene) è il mondo di cui noi siamo parte insieme ad Israele.

Decidere, hic et nunc ma anche sempre in ogni azione dell’uomo, impone una necessaria semplificazione del reale, cioè una scomposizione e una classificazione, in ordine di importanza, delle ragioni che inclinano ad una decisione, in un senso o nell’altro, sul da farsi e anche sul da non farsi, persino valutando i rischi di una non-azione (nel caso specifico, credo io, improponibile). Il decidere comporta, inevitabilmente, assumere il rischio dell’errore, tanto più quanto la decisione presenta i caratteri dell’estrema urgenza e anche della necessaria deterrenza di ogni ulteriore aggressione.

Non è alla portata della mia insufficiente saggezza nemmeno affacciare un’ipotesi di valutazione di ciò che già vediamo sul campo e che, ancor meglio, vedremo, purtroppo, nei prossimi giorni. La guerra, storica tabe della umana convivenza, tira spesso fuori il peggio di quanto alberga nell’animo umano. 

Quello che però sicuramente mi irrita, in un contesto così difficile (per chi deve decidere qualcosa) e gravido di conseguenze (per il popolo d’Israele e per il mondo) è il corrente e corrivo polifonema con cui ciascun enunciatore di verità in favore di telecamera qualifica la propria proclamazione di giudizio: senza se e senza ma, a riprova di immarcescibili determinazioni.

Non esistono decisioni di azione o di inazione (ma nemmeno di lontano e retorico supporto o condanna), valutate ed assunte senza se e senza ma, se non decisioni incoscienti; si può semmai tollerare il polifonema (senza se e senza ma) se riferito a princìpi, quando essi sono fondati su saldi valori non negoziabili per chi ha una certa concezione del vivere civile e dell’uomo. Non a caso, difatti, molto opportunamente la Chiesa di qualche tempo fa così qualificava i princìpi connaturali alla sua antropologia fondata sulla Rivelazione, ovviamente prescindendo dall’esito democratico di tale sua posizione, in un contesto nel quale l’antropologia cattolica pacificamente convive con tutt’altre – e oggi prevalenti – concezioni dell’uomo e della vita.

Vedremo comunque, ahimè nel tempo che scorre, la solidità delle suddette immarcescibili determinazioni.

Roma, 16 Ottobre 2023, 80° anniversario della razzia Nazista nel quartiere ebraico di Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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