venerdì 4 novembre 2022

Segnalazione

Un libro…non ancora letto

(di Felice Celato)

Eccomi qua, dopo qualche settimana di perplesso silenzio, a fare una cosa che – se non fosse “giustificata” come dirò – suonerebbe assolutamente fatua: segnalo a tutti i miei 24 lettori (con piena convinzione di fare una cosa “intelligente”) un libro che non ho ancora letto, l’ho appena sfogliato, anche perché è appena uscito “per i tipi” di un raffinato editore (Cantagalli): si tratta del libro L’inesauribile superficie delle cose, di Sergio Belardinelli.

Veniamo alla “giustificazione”: il libro de quo non è altro che una raccolta degli articoli che l’acuto professore di sociologia dei processi culturali presso l’Università di Bologna ha scritto per Il Foglio, il giornale che leggo ogni giorno, insieme ad altri, ma l’unico, ormai, che leggo con piacere della lettura. E dunque gli articoli che costituiscono la silloge li ho tutti via via letti e tutti molto apprezzati per l’afflato culturale che mi lega (da umile homo mechanicus) a questo intellettuale appartenente alla sparuta schiera dei liberali & cattolici, della quale (sempre da umile homo mechanicus) mi onoro di sentirmi parte. [Sento già alcuni amici, specie i più giovani, mormorare: eh! vabbè! Belardinelli ha più o meno la tua età, è marchigiano come te, come te è nato e vissuto in un piccolo paese, vicino al tuo! Non nego che questi elementi biografici me l’abbiano reso ancora più “simpatico”, Sergio Belardinelli; ma posso dire di aver letto molti suoi libri – compresi quelli di narrativa – e di averli sempre apprezzati proprio per quell’affinità valoriale che mi pare di sentire con lui].

Torniamo al libro, usando alcune delle parole del prefatore (Matteo Matzuzzi, capo redattore de il Foglio): aderire alla “superficie delle cose”, come da titolo della raccolta, significa semplicemente senza (..) cercare significati nascosti o una complessità che il nostro secolo avverte come doverosa ma che, il più delle volte, non ha ragion d’essere. E ciò che un tempo si sarebbe detto banale, oggi è semplicemente la rappresentazione delle cose così come sono. Non sempre c’è un complotto, un senso da scoprire, una chiave nascosta. La realtà, spesso, è quella che ci appare e ci cattura con la sua franchezza. È questo il filo conduttore dei testi qui riproposti, che toccano sì molteplici temi, ma che hanno sempre al centro della riflessione l’uomo. L’uomo per come è oggi, smarrito e confuso, preda di mille e più tentazioni e stimoli, disorientato e spesso incapace di riconoscere un senso alla propria esistenza.

E alcune parole dell’autore quando “introduce” il suo libro: Il titolo che ho scelto per questa raccolta, L’inesauribile superficie delle cose, esprime bene una serie di raccomandazioni che, più o meno consapevolmente, mi hanno accompagnato fin da quando andavo al Liceo: mai guardare che cosa c’è sotto o dietro la realtà per comprenderla: ciò che si vede, la superficie, è sempre più che sufficiente; …. Come sintesi mirabile di tutto questo valgano le parole del signor Palomar di Italo Calvino: “Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile”.

Credo e spero che gli articoli qui raccolti esprimano bene il senso di questa adesione alla “superficie delle cose”, che considero non soltanto l’antidoto più efficace rispetto al rischio di confondere la realtà coi nostri desideri, ma anche un invito a prendere le cose con leggerezza, un modo di sentirci a casa nel mondo che abitiamo, nonostante tutte le possibili brutture, in barba a qualsiasi dietrologia o complottismo.

Attraversiamo un periodo difficile della nostra storia... Eppure proprio in questo tempo sembra crescere la consapevolezza di quanto sia grande il privilegio di essere europei. La libertà e la dignità di ogni uomo, le istituzioni liberaldemocratiche che ne sono scaturite, la volontà di difenderle anche a costo di duri sacrifici sono segni di una cultura, quella europea occidentale, della quale il mondo intero ha urgente bisogno. Il mondo ha bisogno dell’universalità inclusiva che irradia dall’uomo europeo. L’augurio è che questo libro, pur con leggerezza, possa offrire al lettore qualche motivo di riflessione e di speranza, al riparo dalle faziosità che sempre si accompagnano ai momenti cruciali della storia.

Anche chi, come me, avesse letto gli articoli di Belardinelli quando sono usciti su Il Foglio, troverà senz’altro interessante rileggerli, l’uno di seguito all’altro: diceva un mio lontano professore di Italiano che il bello dei giornali è anche quello di rileggerli quando il tempo li ha stagionati.

Roma, 4 novembre 2022 

 

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