mercoledì 9 novembre 2011

Il "fai da te", precipitando

Idee
(di Felice Celato)

L’iniziativa del dott. Melani (l’imprenditore, mi pare, toscano, che sul Corriere della Sera del 4 novembre ha pubblicato a proprie spese un appello agli italiani perché sottoscrivano titoli del debito pubblico italiano) sta avendo corso con un successo che non può non confortare; prima di tutto per la natura dell’iniziativa (un’azione chiara, spontanea, responsabile e disinteressata invece di tante chiacchiere), poi per i presupposti (la breve ed impressionante elencazione dell’origine del problema è una delle rarissime operazioni di brutale verità che siano state fatte sul debito pubblico italiano); ed infine per l’eco positiva che ha suscitato, andando a scuotere le fibre di un amor patrio che sembrava morto. Onore quindi al dott. Melani ed alla sua iniziativa.


Detto ciò, però, vorrei formulare alcune considerazioni di natura certamente meno nobile di quelle che hanno ispirato il dott Melani ma che forse non sarebbero inutili presso i tanti politici che, come è loro costume verso ogni cosa che denoti possibilità di successo, hanno prontamente sponsorizzata (con calde parole, di cui sono spesso prodighi, quando qualcosa non li tocchi) l’idea di Melani.


La logica dell’iniziativa è scambiare la ricchezza delle famiglie con titoli del debito pubblico italiano; l’effetto desiderato non è quello, ovviamente, di ridurre il debito pubblico (sempre di debito stiamo parlando; o è debito già in mano a terzi o debito di nuova emissione; ma sempre debito è quello che dovremmo “accollarci”) ma di dimostrare verso esso un interesse di mercato (e per di più proveniente dal mercato “minuto” degli italiani) che valga a far percepire la fiducia degli italiani stessi verso il proprio paese e quindi anche a contenere la crescita del costo di tale debito correlata, invece, alla diffusa sfiducia verso l’Italia, a torto o a ragione diffusasi sui mercati (e io dico, vedendo il marasma politico in cui versiamo, a ragione).


Nello stesso spirito, mi permetto di suggerire una profonda modifica alla logica dell’operazione: non scambiare ricchezza delle famiglie contro debito pubblico, ma ricchezza delle famiglie contro patrimonio pubblico, ovviamente per ridurre il debito dello stato.


Mi spiego meglio tornando ad enunciare per sommi punti la logica dell’idea:


1. mettere una consistente parte del patrimonio dello Stato (azioni quotate, azioni non quotate e immobili) in un fondo, gestito da un’apposta SGR, magari a controllo pubblico;


2. imporre una patrimoniale su immobili (esclusa prima casa) e ricchezza mobiliare delle famiglie;


3. compensare lo sforzo eccezionale così richiesto alle famiglie dando in cambio a chi ha pagato la patrimoniale una certa proporzione di titoli del fondo come sopra creato;


4. destinare, ovviamente, il gettito della patrimoniale a riduzione del debito pubblico (in un colpo solo, molti miliardi di euro) e l’economia di interessi che via via si genererà sul bilancio pubblico (minor debito = minori interessi, e forse anche minori tassi) a riduzione delle imposte ordinarie sui redditi, per favorire la ripresa dei consumi e sostenere il reddito disponibile dei meno agiati.


Lo spirito è lo stesso di quello del dott. Melani (chiamare le famiglie a concorrere al risanamento del debito pubblico); l’effetto sarebbe però più radicale, sia sul piano finanziario (riduzione del debito e degli interessi), sia su quello degli effetti sui mercati (sarebbe una clamorosa operazione fiducia!) , sia infine sul piano, per così dire, pedagogico (gli Italiani imparino a diffidare dei politici che promettono solo spese, perché poi alla fine il conto lo pagano loro, gli italiani, intendo dire).


Però l’iniziativa del dott. Melani ha un grosso vantaggio su quella che siamo venuti esponendo: non richiede il concorso della politica, che in questo momento sta dimostrando una clamorosa povertà di idee e di coraggio.


L’Italia non è più sull’orlo del baratro, come ormai per mesi si è detto: è nel baratro! Ancora con qualche possibilità di salvarsi, contando sugli stamina dei suoi cittadini, ma ha bisogno subito di un colpo di reni e di misure forti (altroché il monitoraggio delle transazioni in contanti superiori ai 500 €, come pure, con madornale incongruità di merito e di tempi, sento dire!): non vedendo chi le stia apprestando, rinnovo i miei complimenti al dott Melani!

9 Novembre 2011

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