lunedì 12 settembre 2011

"Sentinella,quanto resta della notte?"

"Sentinella, quanto resta della notte?" (Isaia, 21,11)
(di Felice Celato)

Leggendo i commenti dei più autorevoli commentatori politici in questi giorni di sospensione ed attesa, mi veniva in mente questo versetto di Isaia  ed il suo enigmatico seguito (Sentinella quanto resta della notte? La sentinella risponde: "Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!") che tanti affanni ha creato agli esegeti.


La famosa manovra non ha ancora completato il suo iter approvativo e già c’è chi ci chiede ulteriori misure “qualora le entrate derivanti dal fisco siano minori di quanto previsto e se vi fossero difficoltà a tagliare la spesa come stabilito” (cfr Corriere della sera.it, oggi, 12 settembre).
E’ possibile che il testo appena citato sia stato scritto qualche giorno prima dell’approvazione dell’ultima versione della manovra; ma è certo – e ne sono testimonianza l’odierno spread sui Bund, salito a 380 bp, ed il costo dei CDS sull’Italia che ha ormai sfondato i 500 bp (cfr Firstonline.info di oggi) – che il nostro Paese soffre di un (inevitabile) deficit di credibilità ancora più grave dei suoi problemi di debito e non ostante la supposta sufficienza contingente delle misure in corso di adozione.

Il problema torna a dimostrarsi per quello che è: la compagine politica (e forse, ancora più profondamente, sociologica) del Paese non appare, a chi la osserva da fuori senza le lenti rosa che ci siamo imposti, adeguata alla natura, alla vastità, alla complessità ed all’urgenza dei problemi che abbiamo tutti insieme di fronte, dopo anni di inutili proclami, dopo tanti impegni solenni, dopo tanti anni di fuga dalla realtà.

Già, quanto resta di questa notte del nostro presente incerto e tormentato? Quanto tempo durerà ancora questa eclissi della verità e della responsabilità che ci impedisce di vedere con chiarezza la strada da percorrere, di valutarne le difficoltà e di commisurarle alla nostra tensione verso il futuro? Per quanto tempo ancora dovremo ascoltare le bugie di cui sono condite le nostre irresponsabili  autorappresentazioni? Per quanto a lungo dovremo nutrirci di rancori reciproci e di artate deviazioni dalla cruda realtà in nome di esigenze elettorali, di clientela, di fazione, di corporazione?

Non riesco a prevederlo; so solo che non riconosco più l’Italia delle sue migliori e non lontane memorie.
Scrive il direttore del Corriere della Sera che dobbiamo e possiamo farcela da soli. Dobbiamo e potremmo, verrebbe di pensare anche a me. Ma solo quando la notte sarà passata. E quando sarà possibile (prima di tutto a noi stessi) di nuovo credere in noi.


12 settembre 2011

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