mercoledì 25 settembre 2024

RITROVIAMOCI / 2

Una lettura intonata

(di Felice Celato)

Deve esserci qualcosa, nei meccanismi della mente e dell’animo, che muove talora i nostri umori verso cambiamenti inattesi. Assai raramente, in questi anni di conversazioni asincrone, mi è capitato di tornare dalle “vacanze” agostane con un mood così disposto alla rigenerazione. Non a caso avevo intitolato il primo post settembrino Ritroviamoci, per esprimere la civile speranza di, appunto, ritrovarci per una positiva transumanza verso il domani; se non per il breve domani di noi vecchi, almeno per quello –  lungo – dei nostri nipoti, l’epitome della umana speranza nel futuro terreno, che abbiamo il dovere di non deprimere con i  fantasmi che si agitano nella nostra mente.

E dunque eccomi qui con la segnalazione di una lettura in larga misura intonata a questo nuovo umore (di Federico Rampini: Grazie, Occidente!-Tutto il bene che abbiamo fatto,Mondadori, 2024). Si tratta di un libro “a tesi”, vigoroso e molto argomentato, scritto con grande chiarezza e passione anti-conformista, frutto di una visione del mondo alimentata da vaste esperienze internazionali, e dominato dall’ansia di ricostruire un adeguato senso di cosciente autostima della civiltà occidentale, assediata da una distruttiva congerie di narrazioni che essa stessa ha generato al suo interno (ed anche esportato), come per inculcare la “certezza” che l’Occidente Europeo e Nordamericano abbia seminato solo distruzione, oppressione e sofferenze; e che, in fondo, sia la radice dell’Apocalisse che ci attende.

Certamente un recuperato senso di cosciente autostima dell’Occidente è un presupposto di per sé rigenerante (e per questo ho letto con grande piacere soprattutto la prima parte del corposo volume); ma è anche certo che esso, per radicarsi beneficamente nel nostro sentire (e nel nostro agire), implica – come argomenta Rampini – anche enormi sforzi per introiettare le conseguenze pratiche di questo rinnovato mindset. Rampini prova a tracciare una mappa dei nodi cruciali che, quand’anche rigenerato nella sua autostima, comunque l’Occidente deve affrontare, come del resto ha già avuto necessità di fare altre volte nella sua storia.

Nel perturbato mondo in cui viviamo, le pulsioni isolazioniste degli USA in materia di difesa comportano l’uscita dal “limbo” in cui per mezzo secolo abbiamo vissuto, quando era comunemente e politicamente percepito che la sicurezza dell’Europa era “assicurata” dagli USA. E ciò, nel momento in cui il fronte orientale dell’Occidente (che non è solo l’Ucraina!) tocca con mano una forte tensione contro l’Occidente stesso, (proprio concentrata sul suo lato Europeo).E il “conto” di questa uscita dal “limbo” è molto salato, sia in termini finanziari che, conseguentemente, politici.

A ciò aggiungasi che il dinamismo industriale della Cina (nei settori tecnologici) e politico-militare (nel quadrante asiatico e anche africano), accoppiato col pericoloso ed incerto esito di difese protezionistiche dell’Occidente, lascia intravvedere scenari globali difficili da padroneggiare, specie quando quei dinamismi si connotano di minacce militari, concrete o anche solo possibili.

E dunque, ancorché rassicurato da una recuperata autostima (ovviamente tuttora da consolidare sul piano culturale), l’Occidente vive ancora una sfida al suo modello (Nulla di nuovo sotto il sole. Era già successo. E ogni qualvolta il mondo ha cercato di sostituire l'Occidente con un modello alternativo, la storia è sempre finita molto male); con la pretesa di vincerla, questa sfida, perché (conclude Rampini citando Amin Maalouf) tutti quelli che combattono l'Occidente e contestano la sua supremazia, per delle buone o cattive ragioni, vanno incontro a un fallimento ancora più grave del suo.

Dunque, se volessi tentativamente sintetizzare in poche parole il senso del corposo volume, direi che gli scenari ivi delineati sono comunque estremamente ardui da districare; non nuovi, certamente, ma non, per ciò, meno difficili. E tuttavia la chiave per uscirne con successo sta anzitutto nel recupero della nostra autostima perché, scrive (forse consolatoriamente) Rampini, quand’anche sia prossimo il momento in cui dovremmo cedere il primato e la leadership ad altri, è tanto più urgente aver chiaro cosa lasciamo in eredità, di quali successi siamo stati capaci, di che cosa possiamo andare fieri. 

Per concludere la segnalazione: un libro da leggere, utile – così mi è parso – per “ritrovarsi”, almeno sulla nostra storia, ma anche per non rinserrarci sulle “glorie” di questa.

Roma 25 settembre 2024

 

 

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